Un compagno di coda
Nella mia storia di pescatore ho avuto modo di avere come compari di pesca diverse persone alcune delle quali si sono perse nei meandri della memoria e della vita, ma uno in particolare è cresciuto con me in tutti questi anni sin dall’infanzia di questa piacevole attività accompagnandomi ormai come quei piccoli acciacchi che inevitabilmente ti ritrovi e che diventano una compagnia della tua esistenza. Tentando di raccontarlo si affollano un’infinità di cose fatte di ricordi, circostanze, situazioni non facili da ordinare ma andando a ruota libera posso dire che possiede una capacità di entusiasmare non tanto per il modo fluido da affabulatore con il quale tratta l’argomento in questione, ma per l’entusiasmo che trasmette quando descrive nei minimi particolari il rifiuto o la perdita di una trota, il recupero e le sensazioni che provocano.
Interpretare una subdola schiusa e mettere in atto la strategia adeguata, indipendenza di idee, prodigalità di suggerimenti seppure non richiesti, disponibilità ad oltranza anche nei confronti dell’occasionale sconosciuto incontrato sul fiume, tutto questo comunque non gli impedisce ad ogni piccolo dubbio o perplessità di chiedere consigli nonostante l’ormai trentennale esperienza di pescatore a mosca. Mi sorprende sempre l’espressione di entusiasmo e di sorpresa quando la soluzione appare chiara e lampante, e gli occhi brillano come quelli di un bambino contornati però da una barba bianca. Queste ed altre ricorrenti situazioni che possono sembrare banali, sono invece per me una rassicurante abitudine, come la reciproca complicità ed intesa nella scelta di una postazione con distanze anche notevoli fra di noi, la mela mangiata fra un lancio e l’altro, il maglione indossato con un certo anticipo “ sai avverto un velo di freddo sulle braccia”, il timore per le orme di cane sul greto “ti ricordi quei due maledetti doberman”, gli occhialini sulla punta del naso nel tentativo di infilare una mosca di taglia minuta, la mano che si aggrappa al mio braccio in caso di wading oltre certi limiti “caz.. non so se è una faccenda di peso ma con te mi sento più sicuro”, l’Angiolina blu buona per tutte le situazioni “con questa ho preso…”, il candore malcelato e scherzoso con cui guarda le mie scatole di mosche come se fosse la prima volta “questa con le alucce non ce l’ho, dovresti farmene due o tre”. Poi quando la stanchezza ti spegne la smania, correndo con lo sguardo lungo la riva dorata del fiume scorgo sempre una figura amica contro il crepuscolo, e credo di vedere alla faccia di improbabili orde di feroci cani giocare con una coda di topo un simpatico gatto sornione. Nota: Francesco, nickname: alcedo47 |