Fermarsi, ricordare, rileggere
Il tempo scivola via inesorabile, e porta con se in modo altrettanto ineluttabile, i fatti e i ricordi, ma nonostante tutto rimane in un angolo della mia mente un piacevole ricordo indelebile.
Circa trent’anni orsono ero un PAM alle primissime armi, anzi sarebbe meglio dire completamente disarmato, quando recandomi con i miei amici al fiume, il Trebbia, passando davanti ad un’osteria notammo una vecchia canna da mosca rappezzata con nastro isolante appoggiata al muro, dopo un breve sguardo d’intesa entrammo, quattro anziani giocavano a carte ed uno solo di loro calzava degli stivali a coscia, in breve chiedemmo al pescatore se fosse stato possibile seguirlo durante la sua pescata. Angiolino, così si chiamava, ultra ottantenne con una vita trascorsa sul suo fiume pescando a mosca, ci fece attendere fino al crepuscolo nonostante la nostra evidente trepidazione. Montò la canna con una lenza dalla quale pendevano tre moschine insignificanti, e mente camminava in riva al fiume, con movimento sapientemente misurato, volteggiava la coda come una bandiera scrutando con uno sguardo pacato ma acuto l’acqua che scendeva, poi ad un tratto con il linguaggio del corpo rilassato ma sicuro diceva “adesso prendiamo quella” lanciava le tre moschine e magicamente la canna si fletteva le trote finivano in un frusto cestino in vimini, ma senza violenza con calma non prima di essere state accuratamente osservate e godute. Gli artisti non muoiono mai! Sono passati tanti annida quel pomeriggio estivo, e sono grato a quel vecchio per la lezione di semplicità e di amore, per il senso di appartenenza ad un mondo che ti fa allargare lo sguardo oltre alla mera cattura ma ti da un’identità per una fruizione positiva, piena, appagante, la percezione, la capacità di capire, preludio di una bella giornata di pesca in sintonia con il fiume; in altre parole ci fece partecipi di questo semplice ma prezioso segreto, semplice che non significa facile. Ultimamente mi è venuta meno la spinta di questa malia che mi si è insinuata nel sangue, spingendomi a ripartire cercando l’essenzialità dei primi passi, uscire dagli schemi omologati, routinari, dalle novità ad oltranza, mi sono detto “ fermiamoci ad ascoltarci”. Non lasciamo scolorire questo patrimonio, cerchiamo di abituarci ad essere PAM non solo perché cerchiamo un’attrezzatura di un certo tipo. Ebbene, nutro una profonda nostalgia per “quel modo di pescare” fatto di semplicità e di attesa, non di incruenti mattanze dove conta il numero di catture a ritmi super veloci con ogni mezzo, bellissimi pesci rapiti dal loro mondo rapidamente, per brevi attimi senza quasi capire se hanno pallini rossi o una pinna dorsale a vessillo. Ma dove va a finire il tempo che abbiamo speso in quel modo frenetico? Si annulla, non si fissa in un piacevole gratificante ricordo che può riaffiorare solo a fronte di ritmi più pacati. Non inseguirlo ma attenderlo. Ho ricominciato a camminare lungo il fiume lanciando le tre insignificanti moschine di Angiolino in assoluto relax con la mente libera che vola in alto come se spiasse il buon comportamento delle stesse da una posizione privilegiata. I pesci sono abituati a vedere gli stessi insetti da milioni di anni, e le loro validissime imitazioni ideate dai bisnonni della pesca dopo attente e mirate osservazioni che non lasciano dubbi sulla loro efficacia. Non esiste la magica mosca killer implacabile in ogni situazione, se non nella illusoria convinzione del loro ideatore. Nella cerchia ristretta di noi amici PAM, quelle semplici moschette dal misterioso fascino intrigante si chiamano da sempre angioline, ed è sempre il tempo che ritorna… Dunque le angioline dalla semplicità ed efficacia estreme che consentono di pesare in scioltezza senza tante elucubrazioni che comunque non danno certezze effimere, ma che consentono di corteggiare i pesci in ogni acqua e che mi hanno regalato tante emozioni. Concludendo questi pensieri non senza un’ombra di rimpianto per aver solo sfiorato per un attimo il vecchio Angiolino, mi sento di dare un suggerimento “impariamo dalla nostra stessa esperienza”. Aprile 2007 |
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