FLY SARONNO 2018
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cultura del fiume, di piume e dei pesci

Foto
dodo valentini
L’umanità è da sempre innamorata dell’acqua, essa è infatti sicuramente l’elemento naturale più attraente ed amato, la nascita della civiltà è legata alla presenza di corsi d’acqua e questo sottolinea l’importanza e la dipendenza dell’uomo. Se vado a ritroso con la memoria nonostante il tempo trascorso,che inesorabilmente cancella le tracce del passato, mi rendo conto che un fiume da sempre scorre nei miei pensieri, una memoria genetica non eludibile, come se fosse un rito antico, riaffiora con tutte le interazioni, quieto a volte insolito, affascinante ambiente che evoca emozioni visive con conturbanti riflessi, suggestioni che con ingredienti per me speciali permette una fuga dal caos e ritornare al mio profondo essere come mezzo per portare lontano affanni e rifiuti.
Il fiume, un fantasista che crea sempre meraviglie e che ci sorprendono anche dopo disastri sconvolgenti, da consumato trasformista cambia continuamente anima passando dai colori tenui e spenti al verde brillante della vegetazione riparia, dal riverbero accecante alle rive ombreggiate fondendosi in una condizione ideale.
È in sintonia con tutto questo senza configgere che si vive il fiume e la pesca con l’eterna voglia di batticuore, di conoscenza, di ascoltare i suoni, di percepire i colori. Quei magnifici bollini rossi di una fario lolita che stuzzica le voglie di noi maturi pescatori, aspettare il fruscio di un’attesa bollata, segnale di imminente esplosione di vita che solo il fiume sa dare. Trovo altresì estremamente interessante e costruttiva l’osservazione dei pescatori amici e non per imparare dai loro pregi ma soprattutto dai loro difetti, lasciando sedimentare le nozioni con l’affioramento delle stesse in caso di necessità, questo consente pescando a mosca di non avere età e non essere il campione di un tempo, ma fruire della capacità attuale data dall’esperienza, ed è così che attraversando il fiume della vita da una sponda all’altra, ma soprattutto in modo reale in compagnia di figli e nipoti cercando di travasare in loro senza forzature, naturalmente, questo patrimonio di conoscenze che ti parlano con una lingua non udibile, farli partecipare nel fare qualcosa che diventa divertimento, soddisfazione, piacere fine a sé stesso, quindi benessere. Achille, Elena, Edoardo, Marco che fino dalla tenera età ancora malfermi sulle gambe  sguazzando e curiosando fra le pietre del fiume  hanno interiorizzato e fatto loro, facendo prevalere non la predazione ma il rispetto e la cultura del fiume. Infatti hanno imparato a catturare pesciolini, insetti, piccoli animali che con costanza ammirevole sono stati liberati in un corso d’acqua privo di vita dove viviamo, attualmente si vedono branchi di pesciolini, gracidano rane e volano effimere e tricotteri. Cultura, termine di radice contadina, coltivare quindi investire in qualche modo, curare ed aspettare con pazienza i frutti; hanno fatto loro l’eterno concetto della vita che si rinnova nonostante le mortificazioni e gli abusi. Disponiamo di fiumi ed acque a profusione ma siamo paradossalmente incapaci di mantenere e fruire di questa opportunità; amiamo il fiume per quel che è anche se per una piena improvvisa ci lascia sulla sponda opposta, se gelosamente non ci concede di far volare le nostre piume con l’inganno e quindi negarci il piacere di lottare e poi liberare i nostri amati pesci.
Come ha detto saggiamente un capo indiano depositario della saggezza antica “quando l’ultimo fiume sarà inquinato, l’ultimo pesce pescato, che cosa ne farà del denaro chi ha provocato tutto questo?”.
I nostri bambini con l’entusiasmo e la voglia di vivere hanno usato il bisturi della natura che ci rinnova sempre.
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